L’Ambasciatrice Flumiani, al termine del suo mandato, rilascia una intervista alla Nadacia Vub

  • October 25, 2024

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Traduzione dell’articolo di Nadacia Vub. Autrice: Petra Nagyová


La Slovacchia e l’Italia hanno molto in comune, afferma l’Ambasciatrice d’Italia a Bratislava Catherine Flumiani. I due Paesi condividono un ricco patrimonio culturale, e lei stessa, ora alla fine della sua missione, è stata ispirata dalle passeggiate nella natura slovacca e dalle tante occasioni culturali. Si è detta sorpresa dal numero di giovani che in Slovacchia si interessano all’arte e alla cultura, riconoscendone un ruolo importante nella loro vita quotidiana.

Nella nostra intervista, Catherine Flumiani ci racconta:

  • Cosa unisce Slovacchia e Italia
  • Perché gli italiani scelgono di vivere qui
  • Il ruolo dell'Istituto Italiano di Cultura
  • I benefici per un Paese che investe in istruzione e cultura.

D. La sua missione in Slovacchia sta per concludersi. Come si sente arricchita da questa esperienza?

R. Sono arrivata in Slovacchia nel maggio 2021. È stato interessante vedere come il Paese si sia ripreso dalla pandemia e quanto la gente fosse desiderosa di ritrovarsi. È stato un privilegio rappresentare l’Italia in un Paese dell’Unione Europea e della NATO, consapevole dell’importanza della mia missione e delle relazioni bilaterali. Posso dire che in questi tre anni i legami tra Slovacchia e Italia si sono rafforzati. Mi è stato chiaro sin dall'inizio quanto sia fondamentale conoscere la storia e comprendere le priorità delle persone nel Paese in cui si svolge la propria missione. Ho imparato molto sulla Slovacchia: il Paese è al centro dell'Europa, ricco di storia, cultura e di una straordinaria biodiversità. Ho adottato nuove abitudini, come passeggiare nella natura e frequentare eventi culturali, visitando spesso il balletto, l'opera e vari concerti. Sono rimasta colpita dal numero di giovani che in Slovacchia cercano arte e cultura. Spero di portare con me questa ispirazione culturale anche a Roma.

D. Quali sono, secondo lei, i punti in comune tra la cultura slovacca e quella italiana?

R. Le nostre culture condividono molto. Penso, ad esempio, alla figura di San Cirillo, sepolto a Roma, o al ruolo importante dell'Italia nella creazione della Cecoslovacchia: nell’aprile del 1918 il governo italiano consegnò al generale Milan Rastislav Štefánik la bandiera delle Legioni ceco-slovacche. Inoltre, il nostro patrimonio culturale ci accomuna: in Slovacchia si trovano molte opere del Rinascimento e del Medioevo, spesso influenzate dalla cultura italiana. Anche economicamente siamo legati da una lunga tradizione. Molte aziende italiane hanno investito qui già dagli anni '90, impiegando oggi quasi 20.000 persone.

D. Crede che gli slovacchi siano consapevoli della loro ricchezza culturale?

R. Riflettere su se stessi come nazione non è mai facile. Per un osservatore esterno, come me, è spesso più semplice cogliere alcuni aspetti, notando la cultura e le tradizioni di un popolo dall’esterno. Gli slovacchi, come in ogni Paese, sono impegnati nella vita quotidiana e hanno poco tempo per riflettere sulla loro eredità culturale. Tuttavia, credo che ne siano giustamente fieri. Sono molte le iniziative culturali accessibili e curate, dimostrazione di un autentico interesse e orgoglio.

D. Quali insegnamenti la Slovacchia potrebbe trarre dall’Italia?

R. L’Italia, come la Slovacchia, ha una grande varietà regionale, e la vita culturale varia molto tra le città e le campagne, influenzata da fattori come i viaggi e la conoscenza di lingue straniere. Ci accomunano la passione per la famiglia e per le tradizioni. Mi piace evitare i luoghi comuni: nascondono la complessità delle nostre culture, entrambe privilegiate per il loro ricco patrimonio storico europeo.

D. Come sono stati i suoi incontri con la gente in Slovacchia?

R. Ho incontrato molti slovacchi generosi e fieri della loro cultura, che mi hanno aperto le porte delle loro case e raccontato il significato che danno alle loro tradizioni. Ho notato come molti conoscano bene l’Italia, non solo per il cibo o il relax, ma anche a un livello profondo. Il nostro Paese è vicino al loro cuore.

D. Quanti italiani vivono oggi in Slovacchia?

R. Circa quattromila, un numero in crescita. Molti sono imprenditori che si sono integrati nella società slovacca, mentre altri, come gli studenti di medicina a Košice, scelgono la Slovacchia per studio. Alcuni giovani ricercatori lavorano presso l’Accademia delle Scienze Slovacca e vi sono anche molti italiani impiegati in grandi aziende internazionali. È interessante come la presenza italiana sia visibile persino nelle piccole città attraverso i nostri ristoranti, segno della nostra natura esploratrice e della lunga tradizione di emigrazione.

D. Perché è importante promuovere la cultura italiana in Slovacchia attraverso l’Istituto Italiano di Cultura?

R. L’Istituto promuove l’Italia da molti punti di vista, collaborando strettamente con le istituzioni locali per portare cultura di qualità nelle regioni. Oltre ai corsi di lingua, organizziamo mostre di artisti italiani. Di recente abbiamo presentato opere di Giovanni Segantini e di Pietro Perugino, poco noti qui. Il pubblico slovacco è colto e curioso, per cui cerchiamo sempre di offrire novità.

D. Qual è il valore di eventi come il festival Dolce Vitaj?

R. Il festival Dolce Vitaj trasmette lo stile di vita italiano, proponendo cinema, concerti, mostre e un mercato Made in Italy nel cuore di Bratislava. L’Italia, nota per le sue piccole e medie imprese, fonda parte della sua economia sull’esportazione. Parte del nostro marchio Made in Italy è sinonimo di eccellenza, bellezza, tradizione e innovazione, ma è anche un Paese industriale, attivo in progetti di alta tecnologia e ricerca spaziale. Il nostro obiettivo è mostrare questa parte moderna dell’Italia, lontana dagli stereotipi.

D. Pensa che in Slovacchia si dia sufficiente attenzione alla cultura e al patrimonio?

R. Sì, soprattutto tra i giovani, che cercano qualità nell’arte e nella cultura. La Slovacchia offre un panorama vivace di eventi artistici, festival e manifestazioni. Ovviamente, c’è sempre competizione per le risorse, che devono essere distribuite con altri settori, come sanità ed educazione, ma vedo un ambiente culturale dinamico.

D. Quali vantaggi porta investire in arte e istruzione?

R. L’arte non è un lusso, ma una risorsa da cui tutti possono trarre beneficio. Dovremmo educare all’arte fin dall’infanzia, incoraggiando la creatività. Una buona esperienza culturale dona benessere e speranza, offrendo momenti di bellezza e nutrimento per l’anima. Investire nell’arte ha la stessa importanza dello sport, e credo che sia cruciale che le persone scoprano la propria capacità di apprezzare la cultura.

Chi è Catherine Flumiani?

Catherine Flumiani ha studiato scienze politiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha iniziato la sua carriera diplomatica nel 1994. Nel 1997 ha prestato servizio per la prima volta presso l'Ambasciata d'Italia ad Amman, in Giordania. Successivamente ha lavorato all'Ambasciata di Berlino. Nel 2004 è tornata al Ministero degli Affari Esteri italiano nella Sezione Mediterraneo e Medio Oriente. È stata inoltre Primo Consigliere della Delegazione Permanente presso il Consiglio Nord Atlantico (NATO) a Bruxelles. Nel 2014 è tornata a Roma, dove ha ricoperto l'incarico di Capo Dipartimento per le Nazioni Unite. Nel 2016 ha prestato servizio presso l'Ambasciata d'Italia a Washington e dal 2021 è stata Ambasciatore d'Italia in Slovacchia.


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Ringraziamo VUB Banka e Nadacia Vub.

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