Secondo l’economista Harold James, professore di storia ed affari internazionali presso la Princeton University ed autore di numerosi libri di analisi storico-economica, la proposta di un "Mar-a-Lago Accord" promossa dall’amministrazione Trump per svalutare il dollaro potrebbe rivelarsi catastrofica, mettendo a rischio la fiducia globale nella valuta statunitense e destabilizzando l’intero sistema monetario internazionale. Il piano, ispirato agli accordi del passato come lo Smithsonian Agreement del 1971 e il Plaza Accord del 1985, mira a utilizzare la leva del commercio e delle garanzie di sicurezza militare per forzare gli alleati degli Stati Uniti ad accettare un deprezzamento concertato del dollaro. L’obiettivo è ridurre il deficit commerciale, rendere più competitivi i prodotti americani e alleggerire il peso economico della leadership globale statunitense. Ma a differenza dei precedenti storici, oggi la situazione è più fragile. Trump e il suo entourage non vedono i dazi come strumenti temporanei di pressione, ma come risorse permanenti per finanziare tagli fiscali. Questo approccio rischia di trasformare una mossa tattica in una strategia strutturale con possibili effetti destabilizzanti. A preoccupare è anche l’idea, contenuta in un influente paper di Stephen Miran del novembre 2024, di usare le garanzie di sicurezza come leva contro quei Paesi che detengono grandi riserve in dollari. Questo strumento coercitivo, già usato nel passato durante la Guerra Fredda, rischia oggi di compromettere la fiducia internazionale nella valuta statunitense. Un simile accordo, conclude James, potrebbe quindi non solo fallire nel suo intento di rilanciare l’economia americana, ma danneggiare la credibilità del dollaro come valuta di riserva globale, aprendo la strada a una profonda ristrutturazione del sistema monetario internazionale.