Il ministro del Lavoro slovacco Erik Tomáš ha annunciato l’avvio di una discussione sulla possibilità di riaprire il secondo pilastro del sistema pensionistico, permettendo ai cittadini di uscirne volontariamente. Si tratterebbe della quinta riapertura dal 2008, misura già adottata in passato dai governi di Robert Fico. L'obiettivo implicito: recuperare risorse per la difficile operazione di consolidamento fiscale prevista per il 2026. Attualmente quasi due milioni di slovacchi destinano una parte dei propri contributi previdenziali anche ai fondi privati del secondo pilastro, che hanno accumulato circa 16 miliardi di euro. Secondo il ministro, “ci sono molte persone che, per età o reddito, non dovrebbero trovarsi nel secondo pilastro” e che rischiano di ottenere una pensione inferiore rispetto a chi resta esclusivamente nel primo pilastro pubblico. Negli anni passati circa 420.000 persone sono uscite dal secondo pilastro, riversando oltre un miliardo di euro nella cassa pubblica della Sociálna poisťovňa. Una misura simile oggi potrebbe generare nuovamente introiti straordinari, secondo l’ex ministro e esperto previdenziale Jozef Mihál. Non mancano tuttavia critiche. Miroslav Kotov, presidente dell’associazione dei fondi pensione (DSS), avverte: “Questa operazione destabilizzerebbe il sistema. I pilastri pensionistici non sono in competizione tra loro, ma dovrebbero garantire insieme la sostenibilità del sistema”. Rispetto al passato, oggi i risparmi individuali nei fondi privati sono molto più elevati, rendendo l’eventuale uscita economicamente più impattante. La decisione definitiva potrebbe arrivare solo tra alcune settimane o mesi.